La conquista dello spazio nel tempo del potere
di Edoardo Rothe
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La scienza al servizio del capitale, della merce e dello spettacolo, non è nulla
d'altro che la conoscenza capitalizzata, feticismo dell'idea e del metodo, immagine
alienata del pensiero umano. Pseudograndezza degli uomini, la sua passiva
conoscenza di una realtà mediocre è la giustificazione magica di una razza di
schiavi.
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E' da molto tempo che il potere della conoscenza si è trasformato in conoscenza
del potere. La scienza contemporanea, erede sperimentale della religione del Medio
Evo, svolge, in rapporto alla società di classe, le stesse funzioni: compensa, con la
sua intelligenza eterna da specialista, la stupidità quotidiana degli uomini. Esalta in
cifre la grandezza del genere umano, mentre non è altro che la somma organizzata
delle sue limitazioni e delle sue alienazioni.
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Nello stesso modo in cui l'industria, destinata a liberare gli uomini dal lavoro
attraverso le macchine, non ha fatto sinora altro che alienarli al lavoro delle macchine,
la scienza, destinata a liberarli storicamente e razionalmente dalla natura, non ha fatto
che alienarli in una società irrazionale ed antistorica. Mercenaria del pensiero
separato, la scienza lavora per la sopravvivenza e, quindi, può concepire la vita solo
come una formula meccanica o morale. Di fatto non concepisce l'uomo come
soggetto, né il pensiero umano come azione ed è per questo che ignora la storia
come attività voluta e fa degli uomini dei "pazienti" nei suoi ospedali.
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Fondata sulla menzogna essenziale della sua funzione, la scienza non può che
mentire a se stessa. Ed i suoi pretenziosi mercenari hanno conservato dai loro
predecessori preti il gusto e la necessità per il mistero. Il corpo scientifico, parte
dinamica della giustificazione degli Stati, costudisce gelosamente le sue leggi
corporative ed i segreti della "Machina ex Deo", che ne fanno una setta
spregevole. Non c'è da stupirsi, per esempio, che i medici, aggiustatori della forza
lavoro, abbiano una grafia impossibile: è il codice poliziesco della sopravvivenza
monopolizzata.
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Ma, se l'identificazione storica ed ideologica della scienza con i poteri temporali
mostra chiaramente che è la domestica degli Stati, e dunque non inganna nessuno,
c'è stato bisogno di attendere sino ai nostri giorni per vedere scomparire le ultime
separazioni tra la società di classe ed una scienza che si pretendeva neutra e al
"servizio dell'Umanità". In effetti, l'attuale impossibilità della ricerca e
dell'applicazione scientifica senza enormi mezzi ha posto nelle mani del potere la
conoscenza, concentrata spettacolarmente, e l'ha indirizzata verso gli obbiettivi dello
Stato. Oggi non c'è più scienza che non sia al servizio dell'economia, dell'apparato
militare e dell'ideologia. E la scienza dell'ideologia ci mostra la sua altra faccia,
l'ideologia della Scienza.
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Il potere, che non può tollerare il vuoto, non ha mai perdonato ai territori
dell'ultracielo di essere dei terreni abbandonati consegnati all'immaginazione.
Dall'origine della società di classe, è sempre stata posta nel cielo la fonte irreale del
potere separato. Quando lo Stato si giustificava religiosamente, il cielo era incluso
nel tempo della religione; oggi che lo Stato vuole giustificarsi scientificamente, il cielo
nello spazio della scienza. Da Galileo a Warner von Braun c'è solo un problema
d'ideologia di Stato: la religione voleva conservare il suo tempo e quindi non se ne
parlava di toccare il suo spazio. Il potere deve rendere il suo spazio illimitato, di fronte
all'impossibilità di prolungare il suo tempo.
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Se il trapianto del cuore è ancora una miserabile pratica artigianale, che non fa
dimenticare i massacri chimici e nucleari della scienza, la "Conquista del Cosmo"
è la più grande espressione spettacolare dell'oppressione scientifica. Lo studioso
spaziale sta al piccolo medico come l'Interpol sta al poliziotto di quartiere.
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Il cielo, un tempo promesso dai preti dalla sottana nera, viene veramente afferrato
dagli astronauti dalle bianche uniformi. Asessuati, neutri, superburocratizzati, i primi
uomini che sfuggono all'atmosfera sono le vedette di uno spettacolo che galleggia
giorno e notte sulle nostre teste, che può vincere le temperature e le distanze e che ci
opprime da lassù come il pulviscolo cosmico di Dio. Esempio della sopravvivenza al
suo grado esponenziale più alto, gli astronauti, senza volerlo, fanno la critica della
terra: condannati al percorso orbitale, con il rischio di morire di freddo e di fame,
accettano docilmente ("tecnicamente") la noia e la loro miseria di satelliti. Abitanti
di un'urbanistica della necessità nelle loro cabine, prigionieri del gadget scientifica,
sono l'esempio, in vitro, dei loro comportamenti che non sfuggono, nonostante le
distanze, ai disegni del potere. Uomini-cartelloni pubblicitari, gli astronauti fluttuano
nello spazio o saltellano sulla luna per far camminare gli uomini al tempo del lavoro.
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E se gli astronauti cristiani d'occidente e i cosmonauti burocrati dell'est si
divertono a fare della metafisica e della morale laica (Gagarin "non ha visto Dio" e
Borman prega per la piccola Terra), è nell'obbedienza al loro "servizio
comandato" spaziale dove si deve trovare la verità del loro culto; come in Exupéry,
il santo, che parlava delle bassezze ad una grande altitudine ma la cui verità stava
nella sua triplice condizione di militare, di patriota e di idiota.
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La conquista dello spazio fa parte della speranza planetaria di un sistema
economico che, saturo di merci, di potere e di spettacolo, eiacula nello spazio
quando arriva alla fine del nodo scorsoio delle sue contraddizioni terrestri. Nuova
America, lo spazio deve servire agli Stati per le loro guerre, per le loro colonie, per
inviare dei produttori-consumatori che permetteranno così di superare i limiti del
pianeta. Provincia dell'accumulazione, lo spazio è destinato a diventare
un'accumulazione di provincie, per le quali esistono già delle leggi, dei trattati, dei
tribunali internazionali. Nuova Yalta, la suddivisione dello spazio mostra l'incapacità
dei capitalisti e dei burocrati di risolvere, sulla superfice terrestre, i loro antagonismi e
le loro lotte.
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Ma la vecchia talpa rivoluzionaria, che oggi erode le basi del sistema,
distruggerà le barriere che separano la scienza dalla conoscenza generalizzata degli
uomini storici. Niente più idee di potere separato, niente più potere delle idee
separate. L'autogestione generalizzata della trasformazione permanente del mondo
da parte delle masse farà della sceinza una banalità di base e non più una verità di
Stato.
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Gli uomini andranno nello spazio per fere dell'universo il terreno ludico
dell'ultima rivolta: quella che andrà contro i limiti che la natura impone. E, spezzate le
muraglie che separano gli uomini dalla sceinza di oggi, la conquista dello spazio non
sarà più la "promozione economica" o militare, ma la fioritura delle libertà e delle
realizzazioni umane, raggiunta da una razza di Dei. Andremo nello spazio non come
impiegati dell'amministrazione astronautica o come "volontari" di un progetto di
Stato, ma come padroni senza schiavi che passano in rivista i loro possedimenti:
l'Universo intero messo a sacco per i consigli dei lavoratori.